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Ordine
Militare e Religioso dei Cavalieri di Cristo
Gran Priorato
d'Italia |
LA STORIA TEMPLARE:
Persecuzione e Perdono: L'Accusa di Eresia
I templari furono accusati di "connivenza col
nemico", in quanto spesso strinsero rapporti di buon
vicinato, se non di amicizia, con signori
musulmani. Con alcuni di loro, come
Usāma b. Munqidh, arrivarono a veri e
propri favori, come quello di concedergli di pregare
nella
Cupola della Roccia, benché già
trasformata in
chiesa.
È tuttora aperto il dibattito sulla fondatezza delle
accuse di
eresia formulate agli appartenenti
dell'Ordine. I templari furono accusati di rinnegare
Cristo, di sputare sulla
Croce, di praticare la
sodomia e di adorare un
idolo barbuto, il
Baphomet o Bafometto. Il maestro
Jacques de Molay, che aveva ceduto
inizialmente di fronte alla marea di accuse, si
riebbe e rigettò le sue parziali ammissioni. Ma era
tardi, il rogo accolse il maestro e i suoi dignitari
e l'Ordine fu sciolto.
Studi recenti accreditano sempre più la teoria
secondo la quale la vera causa della fine dei
templari fu dettata dalla volontà di impossessarsi
del loro patrimonio, tesi peraltro già sostenuta da
Dante Alighieri nel canto xx del
Purgatorio, e si concretizzò attraverso una
cospirazione indotta dal Re di
Francia
Filippo IV il Bello. Infatti, mentre il
Re si trovava quasi in bancarotta, e il popolo
francese era esasperato per la grave crisi
economica, accentuata dalla svalutazione della
moneta ad opera del Re medesimo, l'Ordine risultava
proprietario di terre, castelli, fortezze ed
abbazie: un tesoro immenso. Fu probabilmente il
sovrano che, dopo aver tentato inutilmente di
entrare a farne parte, incaricò i propri consiglieri
(capeggiati dall'astuto
Guglielmo di Nogaret) di formulare delle
precise accuse contro l'Ordine e di richiedere
l'intervento del papato, da poco trasferitosi in
Francia. Quando la Chiesa si rese conto dell'errore
nella condanna e di essere stata manipolata, fu
troppo tardi.
La studiosa italiana
Barbara Frale[5]
ha rinvenuto agli inizi degli
anni duemila negli
Archivi vaticani un documento, noto come
pergamena di Chinon,[6]
che dimostra come
papa Clemente V intendesse perdonare i
templari nel
1314 assolvendo il loro maestro e gli
altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e
limitarsi a sospendere l'ordine piuttosto che
sopprimerlo.[7]
Il documento appartiene alla prima fase del
processo, nella quale il pontefice ancora sperava di
poter salvare l'ordine, seppure a costo di
assoggettarlo ad una profonda riforma. L'inchiesta
di Chinon, in ogni caso, ribadisce le pratiche
indecenti e gli sputi sulla croce effettuate come
rito d'iniziazione
all'ingresso di un novizio nell'Ordine, pratiche di
ancora dubbia origine e motivazione
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