Ordine
Militare e Religioso dei Cavalieri di Cristo
Gran Priorato
d'Italia |
Concilio
Vaticano
II°
PAOLO VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO
UNITAMENTE AI PADRI DEL SACRO CONCILIO
A PERPETUA MEMORIA
DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA
CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE
NOSTRA AETATE
Introduzione
1. Nel
nostro tempo in cui il genere umano si unifica di
giorno in giorno più strettamente e cresce
l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa
esamina con maggiore attenzione la natura delle sue
relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo
dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli
uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo
esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune
e che li spinge a vivere insieme il loro comune
destino.
I vari
popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi
hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare
l'intero genere umano su tutta la faccia della terra
(1) hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui
Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il
disegno di salvezza si estendono a tutti (2) finché
gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la
gloria di Dio illuminerà e dove le genti
cammineranno nella sua luce (3).
Gli uomini
attendono dalle varie religioni la risposta ai
reconditi enigmi della condizione umana, che ieri
come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo:
la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra
vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del
dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la
morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte,
infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la
nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra
origine e verso cui tendiamo.
Le
diverse religioni
2. Dai
tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli
si trova una certa sensibilità a quella forza arcana
che è presente al corso delle cose e agli
avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi
riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa
sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita
in un intimo senso religioso.
Quanto alle
religioni legate al progresso della cultura, esse si
sforzano di rispondere alle stesse questioni con
nozioni più raffinate e con un linguaggio più
elaborato. Così, nell'induismo gli uomini scrutano
il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile
fecondità dei miti e con i penetranti tentativi
della filosofia; cercano la liberazione dalle
angosce della nostra condizione sia attraverso forme
di vita ascetica, sia nella meditazione profonda,
sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel
buddismo, secondo le sue varie scuole, viene
riconosciuta la radicale insufficienza di questo
mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli
uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci
di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di
pervenire allo stato di illuminazione suprema per
mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto
dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che
si trovano nel mondo intero si sforzano di superare,
in vari modi, l'inquietudine del cuore umano
proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di
vita e riti sacri.
La Chiesa
cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in
queste religioni. Essa considera con sincero
rispetto quei modi di agire e di vivere, quei
precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti
punti differiscano da quanto essa stessa crede e
propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio
di quella verità che illumina tutti gli uomini.
Tuttavia
essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo
che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli
uomini devono trovare la pienezza della vita
religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso
tutte le cose (4).
Essa perciò
esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità,
per mezzo del dialogo e della collaborazione con i
seguaci delle altre religioni, sempre rendendo
testimonianza alla fede e alla vita cristiana,
riconoscano, conservino e facciano progredire i
valori spirituali, morali e socio-culturali che si
trovano in essi.
La
religione musulmana
3. La
Chiesa guarda anche con stima i musulmani che
adorano l'unico Dio, vivente e sussistente,
misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e
della terra (5), che ha parlato agli uomini. Essi
cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai
decreti di Dio anche nascosti, come vi si è
sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica
volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano
Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta;
onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure
la invocano con devozione. Inoltre attendono il
giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli
uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita
morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la
preghiera, le elemosine e il digiuno.
Se, nel
corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie
sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro
Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a
esercitare sinceramente la mutua comprensione,
nonché a difendere e promuovere insieme per tutti
gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la
pace e la libertà.
La
religione ebraica
4.
Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio
ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo
Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di
Abramo.
La Chiesa
di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua
fede e della sua elezione si trovano già, secondo il
mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in
Mosè e nei profeti.
Essa
confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di
Abramo secondo la fede (6), sono inclusi nella
vocazione di questo patriarca e che la salvezza
ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell'esodo
del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per
questo non può dimenticare che ha ricevuto la
rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel
popolo con cui Dio, nella sua ineffabile
misericordia, si è degnato di stringere l'Antica
Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice
dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami
dell'ulivo selvatico che sono i gentili (7). La
Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace, ha
riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della
sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se
stesso (8). Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli
occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli
uomini della sua razza: « ai quali appartiene
l'adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza
e la legge e il culto e le promesse, ai quali
appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo
secondo la carne» (Rm 9,4-5), figlio di Maria
vergine.
Essa
ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli
apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così
quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato
al mondo il Vangelo di Cristo.
Come
attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha
conosciuto il tempo in cui è stata visitata (9); gli
Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo,
ed anzi non pochi si sono opposti alla sua
diffusione (10). Tuttavia secondo l'Apostolo, gli
Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora
carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono
senza pentimento (11). Con i profeti e con lo stesso
Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio
conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il
Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto
uno stesso giogo » (Sof 3,9) (12).
Essendo
perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune
a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole
promuovere e raccomandare tra loro la mutua
conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con
gli studi biblici e teologici e con un fraterno
dialogo.
E se
autorità ebraiche con i propri seguaci si sono
adoperate per la morte di Cristo (13), tuttavia
quanto è stato commesso durante la sua passione, non
può essere imputato né indistintamente a tutti gli
Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro
tempo.
E se è vero
che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei
tuttavia non devono essere presentati come rigettati
da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse
dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che
nella catechesi e nella predicazione della parola di
Dio non si insegni alcunché che non sia conforme
alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo.
La Chiesa
inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro
qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in
comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi
politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora
gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni
dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni
tempo e da chiunque. In realtà il Cristo, come la
Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del
suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso
alla sua passione e morte a causa dei peccati di
tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini
conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa,
nella sua predicazione, è dunque di annunciare la
croce di Cristo come segno dell'amore universale di
Dio e come fonte di ogni grazia.
Fraternità universale
5. Non
possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli
uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli
verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad
immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio
Padre e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi
fratelli sono talmente connessi che la Scrittura
dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8).
Viene
dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi
che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo,
discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana
e i diritti che ne promanano.
In
conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla
volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli
uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza
e di colore, di condizione sociale o di religione. E
quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei
santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente
scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti
una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è
possibile, per quanto da loro dipende, stiano in
pace con tutti gli uomini (14), affinché siano
realmente figli del Padre che è nei cieli (15).
Tutte e
singole le cose stabilite in questo Decreto, sono
piaciute ai Padri del Sacro Concilio. E Noi, in
virtù della potestà Apostolica conferitaci da
Cristo, unitamente ai Venerabili Padri, nello
Spirito Santo le approviamo, le decretiamo e le
stabiliamo; e quanto stato così sinodalmente deciso,
comandiamo che sia promulgato a gloria di Dio.
Roma,
presso San Pietro, 28 ottobre 1965.
Io PAOLO
Vescovo della Chiesa Cattolica.
Seguono le firme dei Padri.
SOSPENSIONE DELLA LEGGE PER I
DECRETI PROMULGATI NELLA SESSIONE VII
Il
Beatissimo Padre ha stabilito la dilazione della
legge, quanto alle nuove leggi che sono contenute
nei decreti ora promulgati, fino al 29 giugno 1966,
cio fino alla festa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo
dell’anno prossimo.
Nel
frattempo il Sommo Pontefice emaner le norme per
l’applicazione di dette leggi.
† PERICLES
FELICI
Arcivescovo tit. di Samosata
Segretario Generale del SS. Concilio
Firme dei Padri
Io PAOLO
Vescovo della Chiesa Cattolica
† Ego
ANTONIUS titulo S. Laurentii in Panisperna Presbyter
Cardinalis GAGGIANO, Archiepiscopus Bonaërensis.
Ego PETRUS
titulo S. Laurentii in Lucina Presbyter Cardinalis
CIRIACI.
† Ego
IOSEPHUS titulo S. Mariae de Victoria Presbyter
Cardinalis SIRI, Archiepiscopus Ianuensis.
† Ego
IACOBUS titulo S. Mariae in Transpontina Presbyter
Cardinalis LERCARO, Archiepiscopus Bononiensis.
† Ego
STEPHANUS titulo S. Mariae Trans Tiberim Presbyter
Cardinalis WYSZYNSKI, Archiepiscopus Gnesnensis et
Varsaviensis, Primas Poloniae.
† Ego
BENIAMINUS titulo S. Vitalis Presbyter Cardinalis DE
ARRIBA Y CASTRO, Archiepiscopus Tarraconensis.
† Ego
FERDINANDUS titulo S. Augustini Presbyter Cardinalis
QUIROGA Y PALACIOS, Archiepiscopus Compostellanus.
† Ego
PAULUS AEMILIUS titulo S. Mariae Angelorum in
Thermis Presbyter Cardinalis LEGER, Archiepiscopus
Marianopolitanus.
† Ego
VALERIANUS titulo S. Mariae in Via Lata Presbyter
Cardinalis GRACIAS, Archiepiscopus Bombayensis.
† Ego
IOANNES titulo S. Marci Presbyter Cardinalis URBANI,
Patriarcha Venetiarum.
Ego PAULUS
titulo S. Mariae in Vallicella Presbyter Cardinalis
GIOBBE, S. R. E. Datarius.
† Ego
IOSEPHUS titulo S. Honuphrii in Ianiculo Presbyter
Cardinalis GARIBI Y RIVERA, Archiepiscopus
Guadalajarensis.
† Ego
ANTONIUS MARIA titulo S Chrysogoni Presbyter
Cardinalis BARBIERI, Archiepiscopus Montisvidei.
Ego CAROLUS
titulo S. Agnetis extra moenia Presbyter Cardinalis
CONFALONIERI.
† Ego
PAULUS titulo Ss. Quirici et Iulittae Presbyter
Cardinalis RICHAUD, Archiepiscopus Burdigalensis.
† Ego
IOSEPHUS M. titulo Ss. Viti, Modesti et Crescentiae
Presbyter Cardinalis BUENO Y MONREAL, Archiepiscopus
Hispalensis.
† Ego
FRANCISCUS titulo S. Eusebii Presbyter Cardinalis
KÖNIG, Archiepiscopus Vindobonensis.
† Ego
IOSEPHUS titulo S. Athanasii Presbyter Cardinalis
SLIPYI, Archiepiscopus Maior Ucrainorum.
† Ego
LAURENTIUS titulo S. Leonis I Presbyter Cardinalis
JAEGER, Archiepiscopus Paderbornensis.
† Ego
IOSEPHUS titulo S. Crucis in via Flaminia Presbyter
Cardinalis BERAN, Archiepiscopus Pragensis.
† Ego
MAURITIUS titulo D.nae N.ae de SS. Sacramento et
Martyrum Canadensium Presbyter Cardinalis ROY,
Archiepiscopus Quebecensis, Primas Canadiae.
† Ego
IOSEPHUS titulo S. Teresiae Presbyter Cardinalis
MARTIN, Archiepiscopus Rothomagensis.
† Ego
AUDOËNUS titulo S. Praxedis Presbyter Cardinalis
MCCANN, Archiepiscopus Civitatis Capitis.
† Ego LEO
STEPHANUS titulo S. Balbinae Presbyter Cardinalis
DUVAL, Archiepiscopus Algeriensis.
† Ego
ERMENEGILDUS titulo Reginae Apostolorum Presbyter
Cardinalis FLORIT, Archiepiscopus Florentinus.
† Ego
FRANCISCUS titulo Ss. Petri et Pauli in Via Ostiensi
Presbyter Cardinalis ŠEPER, Archiepiscopus
Zagrabiensis.
† Ego
IOANNES titulo S. Silvestri in Capite Presbyter
Cardinalis HEENAN, Archiepiscopus
Vestmonasteriensis, Primas Angliae.
† Ego
IOANNES titulo Ssmae Trinitatis in Monte Pincio
Presbyter Cardinalis VILLOT, Archiepiscopus
Lugdunensis et Viennensis, Primas Galliae.
† Ego
PAULUS titulo S. Camilli de Lellis ad Hortos
Sallustianos Presbyter Cardinalis ZOUNGRANA,
Archiepiscopus Uagaduguensis.
† Ego
LAURENTIUS I. titulo S. Clementis Presbyter
Cardinalis SHEHAN, Archiepiscopus Baltimorensis.
† Ego
HENRICUS titulo S. Agathae in Urbe Presbyter
Cardinalis DANTE.
Ego CAESAR
titulo D.nae N.ae a Sacro Corde in Circo Agonali
Presbyter Cardinalis ZERBA.
† Ego
AGNELLUS titulo Praecelsae Dei Matris Presbyter
Cardinalis ROSSI, Archiepiscopus S. Pauli in
Brasilia.
† Ego
IOANNES titulo S. Martini in Montibus Presbyter
Cardinalis COLOMBO, Archiepiscopus Mediolanensis.
† Ego
GUILLELMUS titulo S. Patricii ad Villam Ludovisi
Presbyter Cardinalis CONWAY, Archiepiscopus
Armachanus, totius Hiberniae Primas.
† Ego
MICHAEL DARIUS MIRANDA, Archiepiscopus Mexicanus,
Primas Mexici.
† Ego
FRANCISCUS MARIA DA SILVA, Archiepiscopus
Bracharensis, Primas Hispaniarum.
† Ego
PAULUS GOUYON, Archiepiscopus Rhedonensis, Primas
Britanniae.
† Ego
HUMBERTUS MALCHIODI, Archiepiscopus Episcopus
Placentinus.
Sequuntur
ceterae subsignationes.
Ita est.
† Ego PERICLES
FELICI
Archiepiscopus tit. Samosatensis
Ss. Concilii Secretarius Generalis
† Ego IOSEPHUS ROSSI
Episcopus tit. Palmyrenus
Ss. Concilii Notarius
† Ego FRANCISCUS HANNIBAL FERRETTI
Ss. Concilii Notarius
NOTE
(1) Cf.
At 17,26.
(2) Cf.
Sap 8,1; At 14,17; Rm 2,6-7; 1
Tm 2,4.
(3) Cf.
Ap 21,23-24.
(4) Cf. 2
Cor 5,18-19.
(5) Cf. S.
GREGORIO VII, Epist., III, 21, ad Anazir
(Al-Nãþir), regem Mauritaniae, ed. E. CASPAR in MGH,
Ep. sel. II, 1920, I, p. 288, 11-15; PL 148, 451A.
(6) Cf.
Gal 3,7.
(7) Cf.
Rm 11,17-24.
(8) Cf.
Ef 2,14-16.
(9) Cf.
Lc 19,44.
(10) Cf.
Rm 11,28.
(11) Cf.
Rm 11,28-29; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla
Chiesa
Lumen Gentium: AAS 57 (1965), p. 20 [pag.
151ss].
(12) Cf.
Is 66,23; Sal 64,4; Rm 11,11-32.
(13) Cf.
Gv 19,6.
(14) Cf.
Rm 12,18.
(15) Cf.
Mt 5,45.
Fonti: Vaticano
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