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Accademia
Templare
di San
Bernardo
da Chiaravalle
"Ordine
Militare
e Religioso
dei Cavalieri
di Cristo"
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Visita alla
Basilica di Staffarda
L'Abbazia di Staffarda fu costruita
attendibilmente a partire dal quarto decennio del
XII secolo su terreni donati nei primi anni del
XII secolo dal
marchese
Manfredo I di Saluzzo ai monaci dell'Ordine
Cistercense per farne un centro di
bonifica della
campagna circostante.
Nell’arco di poco tempo, nel corso del
XII secolo, sorgono nell'area piemontese,
derivate da
La Ferté (che è una, assieme a
Citeaux,
Morimond,
Pontigny e
Fontenay, delle “madri” di tutte le fondazioni
dell’ordine), quattro abbazie cistercensi:
Lucedio in
Provincia di Vercelli, Staffarda (a
Revello in
Provincia di Cuneo),
Casanova (Carmagnola
in
Provincia di Torino) e
Rivalta Scrivia (Provincia
di Alessandria); ma per prima, poco più a sud,
su territori dell’appennino ligure un tempo
appartenenti agli
Aleramici nonché tuttora in diocesi di
Acqui, ne sorse una quinta:
Tiglieto (Campo
Ligure in
Provincia di Genova). Sono infatti Tiglieto e
Lucedio i primi insediamenti cistercensi della
penisola
e, così come l’insieme di tutte le abbazie
citate, naturale irradiazione dalla
vicina
Borgogna e originario principio della
successiva irradiazione ad est e a sud. Su
questo territorio il 18 agosto
1690 si svolse
la sanguinosa
battaglia di Staffarda, tra i piemontesi di
Vittorio Amedeo II di Savoia e i francesi del
generale
Catinat, con danni ingenti alle strutture
architettoniche dell'abbazia (in particolare
il chiostro e il refettorio).
Nel
1750, con una bolla
del
papa Benedetto XIV, l'Abbazia, che era ormai da
secoli eretta in commenda (quindi priva di una
propria vita monastica: tra gli abati commendatari
ci fu anche il cardinal Maurizio di Savoia), venne
affidata all'Ordine
dei Santi Maurizio e
Lazzaro, creato dai
duchi di Savoia.
Sin dal
1968, Heinz Schomann effettuò ricerche
sull’abbazia e recentemente ha quindi partecipato
agli studi per il volume Guida all’abbazia di
Staffarda e al Parco Fluviale del Po, Torino 1999,
con un contributo specifico su L’ abbazia di
Staffarda, redatto in collaborazione
con Giuseppe Carità.
L'insieme degli edifici dell'Abbazia di Staffarda
presenta un impianto edilizio alquanto complesso,
fortemente rimaneggiato nel corso di nove secoli. Vi
si osservano principalmente, oltre agli edifici
delle strutture produttive agricole,
la grande
porta della
torre d'ingresso alla
cinta fortificata due-trecentesca
dell'abbazia,
la Loggia del grano, sulla
piazzetta antistante l'attuale ingresso agli
edifici già religiosi, un edificio comunemente noto
come Ospizio dei pellegrini (ma forse pure struttura
produttiva) a due navate voltate a crociera su
colonne in pietra, il chiostro con Sala
Capitolare,
il refettorio, il dormitorio (nella
versione trecentesca),
la chiesa con campanile (trecentesco,
innalzato quindi ormai fuori dalle prescrizioni
cisterciensi che ne impedivano l'erezione),
la sagrestia affiancata dalla
scala
da cui i monaci scendevano alla
chiesa,
la notte, per recitare i salmi.
La chiesa ha una pianta a tre navate, con
finto transetto e con absidi semicircolari
rivolte ad oriente; è affiancata a sud dal chiostro
in parte conservato e ricostruito sul
lato occidentale. Particolarmente
rilevanti
la sala
capitolare
e
la sala
di
lavoro, con volte ad ogiva rette da colonne
marmoree.
La visita dell’abbazia consente di osservare
elementi interessanti dell’architettura romanica della
prima metà del XII secolo e gotica dei secoli
XIII-XV, elementi delle trasformazioni di epoca
moderna (compresi i contrafforti ad archi rampanti),
edifici dell’attività agricola
dal XVII secolo.
La chiesa, che nella
sostanza si manterrà in forme romaniche,
offre poi tracce cospicue di arte del gotico
internazionale e del rinascimento di cui Bruno
Ciliento e Guido Gentile
[1] hanno delineato indirizzi salienti
nelle complesse storie che hanno
portato a curiosi reimpieghi e dispersioni,
in particolare
nei primi decenni del XIX secolo, all'epoca del re
di Sardegna
Carlo Alberto di Savoia.
Gli edifici abbaziali presentano decorazioni
scultoree ed a rilievo marmoreo (chiavi di volta,
capitelli, cornici) dei secoli XII-XIV in particolare
nel chiostro, nella
chiesa e nella
sala
capitolare.
La chiesa ha un endonartece trecentesco e
superiormente una facciata rinascimentale con
decorazioni prospettiche: all'interno si conservano
significative testimonianze dell'arte tardo-gotica e
rinascimentale, tra cui principalmente il pulpito
tardogotico, una Crocifissione con san Giovanni e
la Vergine scolpita in legno (c.ca 1530,
originariamente sull'architrave del varco di accesso
al coro),
la grande macchina d'altare con i dipinti di
Oddone Pascale eseguito intorno al
1531-1533
e sculture in legno policromate, l'altare
cinquecentesco dell'abside sinistra, con ancona
lignea del 1525, scolpita con eleganti candelabre
rinascimentali dallo scultore Agostino Nigra di
Cavallermaggiore.
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Il Rettore in Visita
alla Basilica |
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