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Accademia
Templare
di San
Bernardo
da Chiaravalle
"Ordine
Militare
e Religioso
dei Cavalieri
di Cristo"
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Visita al
Castello di Manta
Il Castello della Manta è un maniero medievale
che sorge a Manta nei pressi
di Saluzzo, in provincia
di Cuneo (Piemonte), oggetto
di donazione della contessa
Elisabetta de
Rege Thesauro Provana del Sabbione.
Attualmente è un bene gestito dal FAI e sede
di eventi culturali.
Frutto
di aggregazioni che aggiunte posteriormente
all'impianto originario del
XII secolo,
il castello (poi trasformato in
dimora signorile) iniziò ad assumere la
fisionomia attuale solo all'inizio del
Quattrocento
grazie all'opera della famiglia Saluzzo della Manta.
Numerose sono le sale che lo caratterizzano: in una
sala, all'interno
di una piccola nicchia è conservato un
affresco raffigurante una
Madonna del
Latte in cui è raffigurata la Vergine
Maria nell'atto
di allattare Gesù. L'opera risalente al 400 è
opera
di un anonimo pittore. Si esclude che possa
essere l'anonimo pittore che affrescò il Salone
Baronale.
Il salone baronale conserva il più importante ciclo
pittorico conservato nel castello della Manta.
Questo è infatti arricchito da un importante ciclo
di
affreschi
che ne decora perimetralmente le pareti, capolavoro
e rara testimonianza della pittura profana
tardogotica praticata nell'Italia
settentrionale. L'opera è attribuita
all'anonimo pittore
Maestro del
Castello della Manta.
Il ciclo, completato poco dopo il
1420,
raffigura una serie
di eroi ed eroine (presumibilmente
appartenenti al casato dei Saluzzo) - qui illustrati
secondo la tradizione
iconografica classica, ebraica e cristiana e
raffigurati in preziosi abiti del tempo - e la
cosiddetta Fontana della giovinezza, tema questo
ripresa dall'antica tradizione
dei romanzi francesi medievali.
I personaggi rappresentati sono ispirati ad un poema
scritto da
Tommaso III
di Saluzzo, le Chevalier Errant e
sono in ordine:
Ettore,
Alessandro Magno,
Giulio Cesare,
Giosuè,
Davide,
Giuda Maccabeo,
Re Artù,
Carlo Magno,
Goffredo
di Buglione,
Delfile,
Sinope,
Ippolita,
Semiramide,
Etiope,
Lampeto,
Tamaris,
Theuca
e
Pentesilea
(tutti ancora ben visibili, tranne l'ultima eroina,
rimasta mutilata dal crollo dell'intonaco).
Un'importante testimonianza dell'arte
manierista del
Cinquecento
è invece data dalla Sala delle grottesche, parte
dell'appartamento
di rappresentanza voluto intorno al 1560 da
Michele Antonio della Manta: presenta un soffitto
finemente
dipinto e decorato con stucchi, grottesche,
appunto, rovine antiche, architetture rinascimentali
frutto della cultura tipica dell'Italia centrale del
tempo.
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